LE INFORMAZIONI IMPORTANTI DA SAPERE PRIMA DI INIZIARE UN

PERCORSO DI COLORAZIONE ERBOREA

In questo articolo ho selezionato alcune domande che in molti di voi mi ponete sui miei social, spesso non riesco a rispondere a tutti, per problematiche di tempo in quanto sono spesso occupata a seguire i miei clienti in negozio, ma trovo molto bello poter condividere alcuni interessantissimi argomenti che ne sono emersi da queste conversazioni che vi riporto di seguito .

 

 

COME SCARICARE IL COLORE OTTENUTO IN CASO CI SEMBRASSE INADATTO A NOI?
Questo argomento è alquanto spinoso, credo sia importantissimo considerare e ricordarci che il mondo del parrucchiere erboreo è del tutto differente da quello del parrucchiere normale. Non esistono cartelle colori, ciocche campione da mostrar e prevedere con sicurezza quale risultato si avrà a fine lavoro.
Sono moltissimi fattori che determinano la riuscita e il risultato di un colore erboreo.
La porosità del capello, lo stato di salute del capello, il colore di fondo e il pigmento contribuente ( se sono schiariti, ossidati o hanno riflessi particolari ), la provenienza delle erbe usate, e la resa delle erbe usate ( ogni raccolto ha nascita e vita in terreni differenti e subisce diverse fasi di vita e situazioni climatiche, non dimentichiamoci che si parla di piante), i prodotti utilizzati prima e i servizi chimici effettuati nella routine passata, insomma davvero tante varianti da considerare.
Ogni qualvolta ricevo un nuovo cliente non eseguo mai una colorazione a occhi chiusi, ma bensì vogliovedere le persone per una consulenza prima del servizio, uno per il test allergico   ( trovi molti articoli a riguardo nel blog) ma anche per capire a cosa vado in contro, e poterlo in un qualche modo prevedere.Tengo un archivio di molti lavori nei quali annoto tutte le varianti, gli accaduti e come ho rimediato, in modo da poter avere una procedura da adottare, ma spesso ogni e con meno tempo da una seduta all’altra.Alcune erbe però come quelle appartenenti al mondo degli indacani e delle indicotine si legano così fortemente alla fibra capillare che diventa impossibile rimuoverle anche con le decolorazioni e quindi,rimangono irreversibili. Come alcune piante a chinoni come la Lawsonia che ha un greep forte con la cheratina umana, ma nulla a che vedere con il Cartamo che appartiene alla stessa famiglia cromofora, ma ha breve durata e si rimuove facilmente. Chessi-dica non esiste nulla per rimuovere i pigmenti erborei. Alcuni si eliminano con certi tipi di oli vegetali o burri, ma altri permangono anche con i decoloranti, e questo rende difficile cambiare colore, sopratutto lo scuro una volta ottenuto.

PER QUANTO TEMPO SI CONSIGLIA DI LASCIARE RIPOSARE UNA PASTELLA VEGETALE
PRIMA DELL’APPLICAZIONE?
I comporti erborei che chiameremo fitocomplessi sono essiccati nel caso delle colorazioni erboree e durano a lungo se ben conservati al chiuso e al buio. Essi però appunto in quanto disidratati trattengono acqua velocemente e possono assorbire umidità e creare reazioni avverse alla loro composizione.
Questo lo sto specificando in quanto leggo sempre più persone preparare henné ore o giorni prima, lasciarli fermentare. Unire pastelle vegetali a erbe idratate per giorni e notti, come nel caso della Trigonella fieno greco, che sicuramente ha bisogno di tempi di idratazione lunghi, ma che comunque io sconsiglio oltre le 9 ore, e questo semplicemente perché ogni pianta essendo un fito-complesso composto da più sostanze, inizia a deteriorarsi più velocemente una volta reidratata.
Prova a pensare al cibo, dell’insalata appena colta è buona da mangiare, ma conservata all’aria per diverse ore perde la sua freschezza e appassisce marcendo. Questo in tempi prolungati può accadere e io sconsiglio vivamente di mettersi in testa qualcosa di putrescente. Senza parlare dei microorganismi e muffe che potrebbero crearsi se non si conservano bene i composti in luoghi freschi e chiusi. Parlando poi della stabilità del complesso colorante, ogni pianta ha i suoi tempi di durata. Alcuni pigmenti o gruppi cromofori durano e colorano fino a tre o quattro ore dalla loro preparazione, ma il Lawsone per esempio perde potere dai 60 minuti in poi, quindi tenere in posa pastelle vegetali contenenti henné oltre le 4 ore non serve a nulla se non a irritare gli annessi cutanei e disidratare fortemente la cute.

Ricordate che ogni cosmetico erboreo ha un PAO, e quindi una scadenza e non perché è naturale significa non ha rischi o conseguenze.
Surgelare più volte un complesso erboreo porta la stessa problematica del cibo, la sua composizione si sgretola e credo vivamente diventi inefficiente dopo una volta.
La stessa cosa vale nell’unire alle pastelle composti come zucchero, uova, allume di rocca ecc ecc.
Lo zucchero non ha proprietà idratanti, si scioglie in acqua ( idrosolubile ) e non ha proprietà fissanti del pigmento. L’Allume di rocca contiene alluminio, disidrata la pelle se ussato in forti quantità e potrebbe creare problemi di dermatiti, esso non ha proprietà fissanti. Erbe, Oli, e vari composti alimentari possono creare problemi di “ diluizione” o schermatura colore e quindi rendere il tutto inefficiente a livello di resa colore. Lo dico sempre se dovete dar spazio a fantasie con gli alimenti fate delle torte! Ho preso in carico e presa in cura persone con dermatiti forti, caduta di capelli e problematiche cutanee che si eseguivano impacchi frequentemente, per ore troppo prolungate. Leggete e scaricatevi i miei manuali
gratuiti sull’uso e preparazione degli henné e ricordate, non fate mai impacchi coloranti o curativi oltre le due volte al mese, stessa cosa vale per le oleazioni!

ACIDIFICARE E ALCALINIZZARE LE PASTELLE VRGETALI AIUTA?
Questo argomento lo collego anche a chi mi chiede spesso se eseguire lavaggi acidi mantiene il colore erboreo.
In alcuni casi potrei rispondere di si, ma ogni pianta ha un ph ottimale di resa, e spesso queste piante vengono mescolate ovviamente per varie ragioni e i loro ph si annullano o cambiano, cambiando anche il loro risultato. Se vi risciacquate con un risciacquo acido un henné questo potrebbe avere giovamento come resa nelle ore successive, cosa inversa se lo facessimo dopo un Indaco. Credo che valga la regola che , dopo una pastella erborea sia meglio applicare un buon balsamo. I capelli in ambiente acido si lucidano, mentre in alcalino opacizzano e annodano. Questa regola deve valere, ma i balsami per esempio hanno PH leggermente acidi, così poco da non rovinare nemmeno un’applicazione di Indaco.
Detto questo torniamo al solito discorso del PIFF, un cosmetico prima di essere venduto viene testato, provato, e studiato, esso non andrà mai a rovinare una pastella vegetale, anzi , giova al capello in quanto è perfettamente dosato, dell’acqua e limone o acqua e bicarbonato invece non lo possiamo sapere.
Posso dirvi che adoro usare maschere ricche di burri dopo una pastella vegetale a base di Henné ,ma preferisco usare balsami con proteine dopo un Indaco. Questo l’ho visto negli anni di lavoro e noto differenze di resa e intensità di colore se eseguo questa strategia.

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Mariarachele